top of page

CORLETO MONFORTE:
STORIA E NATURA

Corleto Monforte è una ridente e pittoresca cittadina del salernitano, collocata all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, situata su un imponente bastione roccioso. Il paese sorge a 683 metri sul livello del mare ed ha una superficie di 5973,21 ettari.

 

La conformazione stessa del borgo lo rende davvero unico, in quanto visto da nord-ovest ricorda una nave pronta alla partenza, la cui prua è individuabile nella località Capo delle armi, mentre la poppa nella località Sciuvolo.

​​

Secondo la tradizione, Corleto è stata fondata dai Lucani tra il 500 e il 400 A.C. e deve la sua particolare posizione alla necessità di avere una visuale completa della valle del Fasanella. 

​

Il primo nome del borgo, attribuito dai fondatori lucani, fu Coryletum: era d’uso che i Lucani attribuissero un nome ai centri che fondavano basandosi sulle caratteristiche naturali della specifica località; nel nostro caso il termine Coryletum richiamava il fatto che la vegetazione del posto era ricca di noccioli. Successivamente, in epoca medievale, il termine fu sostituito da Corneto, che rimase in vigore fino al XV secolo, periodo nel quale appare per la prima volta il nome Corleto. L’esistenza di un comune omonimo in Basilicata rese necessario aggiungere le parole a Fasanella a indicare la località, per poi essere eliminate nel 1862, quando furono sostituite con Monforte.

CORLETO MONFORTE_edited.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

​​

​

La maggiore peculiarità del paese è rappresentata dai suoi monti: i Monti Alburni. 

I monti offrono grandi risorse sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista turistico.

 

Corleto ha un bosco che rappresenta una grande area forestale situata sulla parte sud-occidentale dei Monti Alburni che tocca il Passo della Sentinella, al confine con San Rufo, ed è costituito da alberi di faggi, di abeti, di elci e di castagni e congiunto con l’area di Pruno. Sui monti che circondano Corleto Monforte la varietà della flora si accompagna a un variegato mondo faunistico. Elemento caratteristico dei nostri monti è da sempre il lupo, soggetto di leggende e oggetto di studi.

​

Corleto, è un paese ad economia agricolo – pastorale. Fino a cento anni fa quasi l’80% della popolazione traeva il proprio reddito dalla coltivazione dei campi e specie dall’allevamento di bovini e ovini.

​

Nelle zone alte si coltivava il frumento, i cereali minori nelle altre zone. Una volta Corleto era il granaio della Valle del Fasanella: la produzione del fumento era tanto abbondante che molti comuni della zona si si approvvigionavano proprio da Corleto. La vite era coltivata nelle zone calde del sud. Nelle zone calde era coltivata anche l’ulivo ma la produzione è stata scarsa fino agli anni '50 del secolo scorso.

​

Data la ricchezza dei pascoli in montagna, gli abitanti fin dalla fondazione del paese furono, prima di essere agricoltori, pastori e bovari. Gli ovini e i bovini davano latte, carne, lana, pelli che essi vendevano largamente. â€‹â€‹Le greggi e le mandrie durante la primavera e l’estate sfruttavano gli estesi pascoli in montagna, poi nel tardo autunno scendevano a valle. Adottavano quindi una specie di transumanza.

​

​

​

​​​​​​

VISTA.png

Corleto è il più antico comune della zona, ricco di storia e ha la fortuna di possedere un patrimonio storico-artistico che si snoda dalla località Sciuvolo, così detta perché i ragazzi vi andavano a scherzare, facendo scivoloni, fino a Capo delle armi, per una lunghezza di oltre 1100 metri, con vie strette, case bisecolari e chiese antiche.

 

Caratteristico è il centro storico. Il paese, durante l’XI secolo, fu cinto da alte e robuste mura, delle quali ancora oggi si vedono numerosi ruderi. Data la sua posizione e la robusta cinta di mura, Corleto aveva tutto l’aspetto di una vera e propria fortezza. 

​

Il borgo, data la sua posizione, non fu circondato da mura lungo tutto il suo perimetro  in quanto era impossibile da parte degli assalitori tentare la scalata del bastione roccioso, che va dall’abitazione Vigorito fino alla chiesa di San Teodoro. Quest’ultima parte aveva una sola porta detta Piedilarmi e due torrette. La porta Piedilarmi era così chiamata perché quel tratto mai fu molestato da assedianti e quindi le armi non furono mai usate: giacevano inerti ai piedi dei difensori.

​

Era cintata la parte a mezzogiorno, che presentava due porte: la prima detta Lumana, abbattuta nel 1953, che vuol dire porta delle luci poiché quel tratto di mura si estendeva da sud ad est, per cui quella zona sempre illuminata, la seconda detta Capo delle armi, essendo il primo baluardo da cui respingere gli assalitori.

 

Erano pure cintate non solo la parte nord-est, ma anche la parte settentrionale. Le mura di cinta a sud toccavano le case e costeggiando la Parrocchia Santa Barbara arrivavano in Piazza Sciuvolo.​

​

MONTI ALBURNI.jpg
- CORLETO MONFORTE (SA) -
bottom of page